lunedì 30 marzo 2009

Lo stronzario - Vol. 2 : "All'arrembaggio"

Lunedì mattina in autobus.
Donna sulla trentina con trucco da circense conversa con amica non più sulla trentina e con una bizzarra acconciatura anni '80.
"Mi sono decisa finalmente a comprare un appartamento. Non che prima non potessi permettermelo economicamente, ma non volevo rischiare...lo sai meglio di me, oggigiorno gli uomini se sanno che hai una casa di proprietà ti saltano addosso e non ti mollano più".


Temeraria, non c'è che dire.

Ma cara ragazza mia, dammi retta: dormi sonni tranquilli.
Che con queste premesse sono certa che manco uno squatter si avvicinerà al tuo portone.

mercoledì 25 marzo 2009

La televisione italiana in nuce.


Sono le sette di sera.
Me ne sto seduta sui seggiolini lungo la banchina della metropolitana, aspettando il treno che mi porterà a casa.
Ho un debole per questi questi non luoghi, perchè solitamente vi si fanno un sacco di incontri socialmente stimolanti.

E infatti.

Dopo poco un anziano signore si avvicina e si siede accanto a me, e a una prima occhiata inizio a sospettare che la sua lucidità mentale abbia affrontato con fatica l'ingiuria degli anni. Perdendo clamorosamente ai supplementari.

Mi rendo conto che i miei sospetti sono fondati dapprima quando mi accorgo che, con estrema nonchalanche, sfoggia sul labbro superiore un enorme pezzo di qualcosa che è stato masticato troppo tempo prima da giustificare la sua presenza lì, ma la conferma arriva quando inizia a leggere e commentare a voce altissima quella che sembra essere la guida tv di un quotidiano, o perlomeno così mi pare di intuire visto che tutto ciò avviene in strettissimo dialetto milanese.

All'improvviso si volta e si rivolge a me, con un tono sorprendentemente più pacato di quello che usa per parlare con sé stesso. Al che mi viene da pensare che sia cosciente almeno del fatto che per dialogare con il suo cervello, presumibilmente parcheggiato dalle parti di Urano, sia necessario un volume ben più alto del normale.

- La me scusi siorìna, ma lei lo guarda l'ICS FACTOR?

E io:
- Sì, ogni tanto.

E lui:
- Ma cosa l'è l'ICS FACTOR?

Io:
- Mah, una specie di gara di canto.

Lui:
- Ah, una gara di canto. U capì. E invece AMICI DI MARIA? Cosa l'è che è?

Io:
- Beh, praticamente la stessa cosa.

Lui mi guarda con aria stupefatta, si gratta la testa con forza e poi mi fa:
- Ma come la stessa cosa?

Io:
- Eh.

Lui, allibito, consulta nuovamente la guida tv sperando invano in un'illuminazione, e poi con espressione ancora più incredula, esclama:
- Ma come? Ma fanno due robe uguali? La stessa sera?!

Io:
- Eh...

A quel punto l'anziano butta via il giornale, si picchia con decisione i palmi delle mani sulle ginocchia, e in preda allo sconforto commenta:
- Roba de mat.

Ho pensato che nemmeno Aldo Grasso sarebbe stato capace di riassumere in modo tanto efficace l'essenza della televisione italiana.

venerdì 20 marzo 2009

Guess who's back?


"Chi non muore si rivede!", come disse l'uomo di spirito incontrando l'amico, unico superstite di un incendio in cui ha perso entrambi i bulbi oculari.

In gran forma, rieccomi qua. Dopo un lungo silenzio torno a scrivere.
Non che non avessi niente da dire, anzi.
Semplicemente il mio cervello era talmente sopraffatto dal turbinio degli eventi che qualsiasi frase avessi buttato giù difficilmente sarebbe stata di senso compiuto.Più o meno come adesso.

Ma domani è il primo giorno di primavera e questo mi fa sentire una forza dentro che neanch'io so com'è, e ho voglia di condividere un po' del pandemonio che ho in testa con i miei fedeli lettori.


Tutti e due.


(Ciao mamma, ciao papà).


Dicevo, rieccomi qua.
Nuova città, nuova casa, nuovo lavoro. Tutto nel giro di un mese.
Niente di più rilassante per una persona come me, così mentalmente elastica da soffrire per una settimana di labirintite se si cambia la disposizione dei mobili in salotto.


Eppure... c'è stato un singolo momento in tutti questi giorni, che corrono uno dietro l'altro ad una velocità forsennata come fossero gatti che inseguono un topo di 20 chili avvolto nel prosciutto, c'è stato un istante in cui tutto si è congelato: è stato quando qualcuno mi ha chiesto il significato del mio tatuaggio.

Improvvisamente mi sono ricordata che quel tatuaggio, quella donnina spensierata che danza allegramente sotto il sole (e poco sopra il mio malleolo), quella signorina tarantolata che si agita nel suo gonnellino di banane (e sopra il mio malleolo)...lei ce l'ha eccome un significato, e pure grosso. E mi sono sentita molto orgogliosa di avere una storia tatuata addosso, e non come molti il nome di un "amore" che andrà scartavetrato due mesi dopo perchè scopertosi omosessuale, o un'incomprensibile scritta in coreano antico, che ti condanna a convivere ignaro per il resto dei tuoi giorni con qualcosa tipo "CULO CHI LEGGE"scritto a caratteri cubitali sulla schiena.

Io no. Io lo so bene cosa rappresenta quel disegno bruttarello. Mi ricorda quando, in un attimo di grande felicità, mi sono seduta a pensare e ho realizzato che in tutti questi anni anche io, a modo mio, ho imparato un sacco di cose.

Ho imparato che nella vita non bisogna mai e poi mai accontentarsi, soprattutto se non si è davvero contenti di quello che si ha.

Che non bisogna mai essere schiavi di nessuno, tantomeno di sé stessi.

Che se qualcuno cerca di farti credere di essere una nullità, 99 su 100 quel qualcuno non ha capito un cazzo.

Che la vita è spaventosamente bella ed emozionante come l'assolo di chitarra di Hotel California, e non devi dubitarne neanche quando ti sembra dolorosa e senza senso come una canzone di DJ Francesco.

Che se lavi i maglioni a 90°, da quel giorno potrai farli indossare soltanto al tuo cane.

Che un vaffanculo detto col cuore non sempre è una soluzione, ma molto spesso è la risposta giusta.

Io per imparare questo e molto (?) altro ci ho messo un botto, e ho fatto una fatica che nemmeno Cristo nell'orto degli ulivi. E porca vacca se me lo voglio ricordare.
E innorridisco quando molti miei coetanei paventano l'avvicinarsi dei trenta col desiderio nostalgico di ritornare all'adolescenza.

Ma stiamo scherzando?! Sarebbe come andare da Frodo della Contea, che è lì pronto a buttare finalmente il suo anellino dentro il vulcano del monte coso, dopo essersi fatto un deretano come una scimmia per arrivarci, battergli su una spalla e dirgli "Ehi, piccolo scherzo della natura!Aspetta!Perchè non torni indietro, così poi ti tocca rifare da capo tutto il calvario che ti sei sparato per venire qui?"

Chiaro. A quel punto molto probabilmente il caro Frodo, risaputamente dotato di molti peli sui piedi ma non altrettanti sulla lingua, senza dubbio risponderebbe qualcosa che in elfico suona tipo "SUCA".


L'unica condizione a cui potrei voler tornare indietro sarebbe rifare tutto quello che ho fatto, ma con la consapevolezza che ho adesso.
Probabilmente non cambierei quasi nulla del mio passato, ma di sicuro sarei molto meno parsimoniosa nell'uso di quei vaffanculo detti di cuore, quelli che non sempre sono una soluzione ma troppo spesso sono la risposta giusta. E, soprattutto, una gran soddisfazione.