venerdì 5 dicembre 2008

Per me acqua & gin, grazie.

Ci sono luoghi dove i miei pregiudizi sulla mediocrità della gente non trovano una conferma: trovano una standing ovation ad accoglierli.
Sono luoghi più comuni delle mezze stagioni e del peggio che era meglio, sono sale d'attesa, ascensori, parrucchierie e fermate dell'autobus.
Sono luoghi in cui spesso è bene approcciare ai propri simili solo per beneficio d'inventario.

Ultimamente ho avuto modo di scovare interessanti ricettacoli di superficialità anche negli spogliatoi della piscina, posto che non frequentavo dall’età di 3 anni e che ho avuto modo di riscoprire grazie al mio recente impegno sportivo. (Per amor del vero, su queste ultime parole tendo verso l’alto l’indice e il medio di entrambe le mani e li piego più volte con rassegnazione).

In breve.
Sono lì che mi cambio i vestiti indossando il mio costume in fibra di titanio, quando colgo la conversazione delle mie vicine di armadietto per puro caso. (Ovviamente, su queste ultime parole tendo verso l’alto l’indice e il medio di entrambe le mani e li piego più volte con fare innocente).

Stupida numero 1:
“Vuoi sentire l’ultima di mio marito? Ieri mi chiama all’improvviso e mi dice che aveva una riunione straordinaria e non poteva andare a prendere il bambino a scuola. Ho dovuto venire via dall’estetista di corsa con la french a metà.”

Stupida numero 2:
“Ah beh, se può consolarti ti dico questa. Ieri sera chiedo a mio marito di apparecchiare il tavolo, cosa che non si degna mai di fare, e sai cosa mi dice lui? Che non poteva perché non sa dove sono le cose. E poi uno si chiede perché la gente divorzia.”

Su queste ultime parole non ho teso le dita né le ho piegate, semplicemente ho ragionato sul fatto che oggigiorno fare l’avvocato divorzista può essere più redditizio che aprire un sexy shop fra Sodoma e Gomorra.

A quel punto, rinchiudo le mie amare riflessioni sul genere umano nella cuffietta da alieno di film di fantascienza anni ‘70 e mi reco mestamente verso la vasca, dove mi attende un altro folto squadrone di personaggi inquietanti.

C’è la ragazza dagli orecchini di perla, una donnetta ingioiellata a forma di piccione con le narici deformate dalla costante puzza sotto il naso, che frequenta il corso di acquagym con la mamma, anche lei con gli stessi gioielli, le stesse narici e la stessa forma.

C’è la donna che sembra un uomo, talmente muscolosa, tonica e rabbiosa nel raggiungere i massimi livelli di agonismo che ogni tanto immagino di vederla crollare in pezzi e riformarsi dalla fusione dei suoi frammenti come Terminator.

C’è la coppia delle giovani punk, troppo incazzate col resto del mondo per potergli dare la soddisfazione di interagire con esso. Che tra l’altro, mi risultava che un tempo i punk fossero più impegnati a staccare teste ai pipistrelli e a farsi di crack che a tonificarsi le chiappe (o tempora o mores!).

C’è la venusiana, una donna pallidissima dai giganteschi occhi celesti che ama molto raccontare con dovizia di particolari le fasi del suo ciclo mestruale.

E il resto della classe, chi più chi meno, rientra in questa media di velata assurdità.

Finalmente inizia la lezione.
E mentre mi dimeno come un tacchino tarantolato al ritmo di pessima disco dance, penso che in fondo sono le situazioni come questa a renderci tutti così banali, così fastidiosi, e che se le persone vincessero la paura di rompere gli schemi e si lasciassero andare questo pianeta sarebbe immensamente più divertente.

Tutto ad un tratto…accade l’inaspettato. Arriva quell’insignificante eppure esplosivo imprevisto che sgretola i binari delle abitudini e consente a tutti di sentirsi euforici e trasgressivi. (E qui, forse, dovrei di nuovo tendere le dita e piegarle. Ma anche no.)

All’improvviso, nessuno sa perché, tutte le luci si spengono. La stanza rimane illuminata solo dai led rossi dell’enorme orologio sulla parete, che mi permettono di scorgere le espressioni spaesate delle mie compagne di sventura tramutarsi lentamente in sorrisi complici.

Mi butto sott’acqua ad occhi chiusi ridendo fra me e me, e resto seduta sul fondo un paio di secondi ad assaporare questa sensazione di frivolezza e di soddisfazione.
Quando riemergo, non credo ai miei occhi.Dal soffitto pendono lampade di carta crespa colorate e a bordo vasca palme nane circondano un bancone di canne di bamboo, dove l’insegnante sta pestando la menta per il mojito.

Sulle note di Long Train Runnin’ dei Doobie Brothers remixata da un mentecatto, la ragazza dagli orecchini di perla si scatena nelle danze, seguita da sua madre che si agita dimenando il sederone da piccione.
In acqua, le due giovani punk cantano a squarciagola con le altre compagne sventolando in aria pinte di rhum e cola. Il coro viene interrotto dalla donna che sembra un uomo, che si tuffa a bomba nel centro della piscina provocando spruzzi che arrivano al soffitto e uno scroscio di risate sguaiate.

La venusiana colta da un raptus si strappa il costume e al grido di “possiamo divertirci anche in quei giorni” stappa una bottiglia di spumante e la rovescia in testa alla ragazza dagli orecchini di perla che alza le braccia al cielo e lancia un urlo liberatorio che spazza via la puzza che albergava da anni sotto il suo naso.

Io osservo in disparte, beandomi della scena che si svolge di fronte a me e addentando una fetta di cocco arrivata da chissà dove.

Ad un tratto sento la musica sfumare, le immagini si offuscano, e un brusco “arrivederci alla prossima lezione” mi riporta alla realtà, come quando in discoteca finisce la serata e tu in mezzo alla pista ti senti improvvisamente un totale deficiente che balla in una stanza piena di deficienti. La luce è tornata da un pezzo.

Mi guardo intorno e incontro i soliti sguardi appannati e grigi, ma sorrido perché ora dentro quegli occhi riesco a vedere una fiammella di felicità, uno shining che illumina l’anima delle persone senza però spingerle a massacrare la famiglia con un’accetta.

Credo che in fin dei conti la mediocrità che a volte mi trovo a giudicare dal pulpito non sia altro che una specie di cappello troppo stretto che la vita ci mette in testa e che ci impedisce di pensare, e che noi ci ostiniamo spesso a tenere ben saldo in testa più o meno consapevolmente.

Esco dall’acqua pensando che sarebbe bellissimo se bastasse un blackout per convincere la gente a smettere di avere paura di mostrarsi agli altri per quello che è.

Ma so che non posso cambiare la gente e che, anche oggi, l’unica cosa che posso fare è correre a fare la doccia prima che arrivino quelle che se la fanno senza mutande, perché mi fa schifo.

domenica 26 ottobre 2008

Oh, donzella.

Sei bella come un acero, che al tramonto si illumina di riflessi purpurei.
Sei leggiadra e solare, come un giovane pino marittimo che piega le sue fronde verso il mare.
Come una possente quercia, accudisci e cresci le forti radici della tua saggezza.

La tua eleganza è quella di un cipresso, che si staglia fiero verso il firmamento.
Sei timida e fresca, come un delicato pesco in fiore nei mesi d'estate.
Sei pacata e incantevole, come i tigli che riposano lungo i viali.

Ecco, ora mi spiego perchè sei così figa di legno.

sabato 25 ottobre 2008

Non c'è Cristo che tenga.


E' un pittoresco e tiepido tramonto di ottobre.

Cammino col mio cane lungo una strada sterrata.
Intorno a noi campi sterminati, ciuffi d'erba, effluvi di letame e niente più.
Sono immersa in pensieri strani, oscillo fra la nostalgia e la serenità, fra la perplessità e la noia.
Non c'è di peggio che rimanere soli con sé stessi quando proprio non hai voglia di rivolgerti la parola.

Quando ormai mi rassegno al fatto che non avrei trovato nessuno per fare due chiacchiere, in fondo alla strada incontro Gesù Cristo.

Incrociando il suo sguardo sotto la capigliatura da Frank Zappa, con discrezione gli faccio: "Ehi scusa, ma tu sei quello...dai quello...insomma, sei tu?"

E lui, con l'atteggiamento un po' spocchioso di chi è abituato a questo genere di approcci, mi risponde: "Sì, dai. Sono io. Che ti serve? Vuoi un santino autografato? Una parabola con dedica? Ti aggiusto la miopia?"

Io: "No tranquillo. Mi accontento di un po' di conversazione. Sai, è dura vivere in questo posto dimenticato da Dio. Senza offesa."

G.C.: "Che vuoi fare. Con tutto il casino che c'è in giro...non è che posso stare dietro proprio a tutto."

Io: "Immagino. Sigaretta?"

G.C.: "Ma sì, dai. Oggi mi va di trasgredire. E' veramente una giornata di merda."

Ci sediamo su una piccola collinetta che si affaccia sul fiume. Gesù Cristo fuma lentamente e con gusto la Diana Blu, fissando distrattamente l'orizzonte.

Io: "Problemi?"

G.C.: "Ma no sai. E' che ogni tanto ti chiedi se valga la pena sacrificarsi per le persone. Tu ti fai un mazzo così, e comunque c'è sempre qualcuno che tenta di metterti in croce."

Io: "Carina questa. Beh, ascolta. Capisco che la visione d'insieme sia sconfortante, ma forse dovresti imparare a prenderla con un po' più di filosofia. Pensa a quante cose buone ci hai lasciato. Ad esempio, sei stato davvero grande in quel musical dove facevi la Superstar."

G.C.: "Non tocchiamo questo argomento per favore che ancora mi girano. Non ho mai capito come sia potuto venire in mente a quei cocainomani di Broadway di dipingermi come il capo carismatico e strafattone di una comitiva di hippies. E poi qualcuno ha mai ragionato sul fatto che sono ebreo? Posso essere biondo con gli occhi azzurri? Non credo proprio."

Io: "Beh, sarà. Ma io adoro quel musical. E se vogliamo dirla tutta che c'è anche a chi è andata peggio. Hai mai visto 'Troy'? Credi che quella gente sia stata felice di essere ricordata così ?"

G.C.: "Pensala come ti pare. Ma io sono quello che c'ha sempre rimesso di più, cinematograficamente parlando. A proposito, mi hai fatto ricordare che devo ancora decidere con quale doloroso espediente posso portarmi via Mel Gibson."

Io: "Caspita. Avevo sentito dire che siete vendicativi in famiglia, ma questo è abuso d'ufficio."

G.C.: "Uff, vabè. Ascolta. Mi si sta gelando il culo qui. Ci muoviamo?"

Io: "Ho la macchina parcheggiata qui dietro, se ti va puoi accompagnarmi a comprare le sigarette."

Gesù annuisce e ci dirigiamo con calma verso l'auto, dove saliamo quando ormai sta facendo buio.Metto in moto e partiamo. Cristo inizia a toccare tutto e a giochicchiare con la radio, entusiasmandosi per i pochi optional presenti come un bambino che sale in giostra per la prima volta.

G.C.: "Bello questo mezzo. Sai, qualche anno fa mi ero fissato che volevo la macchina. Ho chiesto una Duna a mio padre, ma lui ha esagerato come al solito e mi ha regalato il Sahara."
Io: "Oh Cristo."

G.C.: "Dimmi."

Io: "No dico, oh Cristo. Questa era veramente pessima."

G.C.: "Dai che palle, porta pazienza. E' che non parlo mai con nessuno. Qua non mi si filano più, oggi i ragazzini hanno ben altro per la testa, e i miei fedelissimi ormai sono decrepiti e crepano come mosche."

Io: "Ma smettila di piangerti addosso! Non fare il falso modesto. Lo sai bene che sei una celebrità, sei un personaggio cazzuto, nessuno si dimenticherà mai di te."

G.C.: "Sarà. Ma come lo spieghi allora che gli adolescenti di ogni generazione indossano la maglietta di Che Guevara senza neanche sapere chi cacchio fosse, mentre a nessuno di loro verrebbe mai in mente di comprarsi una t-shirt con la mia faccia stampata sopra?!"

Io: "Questo non è vero. Il mio fidanzato ce l'ha."

G.C.: "Il tuo fidanzato è uno dei più grandi bestemmiatori che io conosca."

Io: "Chi disprezza compra."

G.C.: "Touché."

Imbocchiamo l'autostrada, e dopo un paio di chilometri mi fermo all'autogrill. Scendo a comprare le sigarette e lascio Gesù in macchina per evitare di creare scompiglio.

Mentre mi avvicino all'ingresso, Gesù si affaccia dal finestrino e mi urla : "Già che ci sei, prendi un po' di roba da mangiare che non ho pranzato e sto morendo."

E io: "Eh, perdonami ma non ho prelevato e ho giusto i soldi per un pacchetto di Diana e al massimo un panino."

G.C.: "Scema. Non preoccuparti. Tu prendi una rustichella e un prosecchino. Poi ci penso io a fare delle porzioni come Dio comanda."

giovedì 23 ottobre 2008

Superuomo (Ode allo Stronzo)

Fiero della tua superiorità,
di un grasso pavone ostenti la vanità.

M'illumini con la tua immensa sapienza,
millantando di un vecchio gufo l'esperienza.

Cogliendo l'ornitologica tenzone
mi piacerebbe tramutarmi in un piccione,

ed emulando dell'animal le note gesta
con grande gusto sganciartela in testa.


mercoledì 22 ottobre 2008

Rock-a-bye baby

Riunione dal cliente delle dieci e trenta.

Tavola rotonda con il mio capo, un uomo flemmatico, un uomo malvestito e una donna con un profumo che sa di lucido da scarpe.

Fagocitata da una poltrona fantozziana in pelle di qualche animale estinto da secoli, mi rassegno al fatto che nessuno arriverà a salvarmi con del caffé. E realizzo che sarà durissimo lo sforzo per non rientrare nella fase REM abbandonata poco prima.

L'uomo flemmatico tiene alto l'onore del suo epiteto parlando di repository, database, java stations e altre amenità con una sequenza di parole talmente diluita da impedire l'analisi logica delle frasi.
Inizio pesantemente ad accusare l'assenza di caffeina.
Mi cade l'occhio sulla cravatta dell'uomo malvestito, la cui fantasia mi ricorda tanto la carta da parati della vecchia casa di mia nonna a Roma. Cullata dal tepore di questo ricordo infantile, e stordita dalla fragranza della donna accanto a me, mi ritrovo, senza scampo, a sonnecchiare come un rospo.

Lentamente, il ritmo da marcia funebre della discussione prende le forme di una gradevole ninna nanna.
Il mio capo, l'uomo malvestito, l'uomo flemmatico e la donna col profumo che sa di lucido da scarpe si fanno piccoli, rotondi e leggeri, e levitando al di sopra del tavolo di legno di sequoia del 1912 assumono le sembianze delle piccole e gaie apine che mia madre soleva appoggiare sulla mia culla.

Il mio distacco dal Nirvana avviene bruscamente quando un'esclamazione sopraggiunge come una nodosa e autoritaria mano a tirarmi fuori per i capelli dalla pennica:
"Beh direi che abbiamo finito. Altre riflessioni?"

Convertendo prontamente il torpore in spirito di sopravvivenza affermo a gran voce:
"Direi che è tutto chiaro. Ci aggiorniamo la prossima settimana."

L'emozione più grande è stata scoprire negli occhi dell'uomo flemmatico la stessa mia gioia di potersi finalmente togliere dalle palle.Se fossimo in un mondo perfetto mi sarei avvicinata a lui, gli avrei mollato una pacca sulla spalla e con fare sornione gli avrei chiesto..."Uè vecchio, un bianchino al bar?".

martedì 21 ottobre 2008

Shit happens.

Capita di svegliarsi con la razionalità in panne.
Capita di aver bisogno di spingere i propri pensieri al limite del nonsense. Capita.

Può capitare anche che tutta l'immondizia che avevi sapientemente nascosto sulla mensola più alta del tuo cervello crolli improvvisamente a terra, costringendoti a constatare che certe cose puoi perderle di vista, ma non riuscirai mai a liberartene.

Volti lo specchio al contrario sperando che dietro si nasconda qualcosa di meglio. E ti intristici perchè sai che è più facile camminare a testa in giù piuttosto che tentare di girare il mondo sottosopra.

Forse non sono gli altri ad essere doppi, sono io che sono strabica. Ma purtroppo sul mio fianco c'è ancora tatuata una X che invita il prossimo ad affondare il coltello.

Maledette reminiscenze di me stessa. Non mangerò più pasta e fagioli prima di andare a dormire.

sabato 31 maggio 2008

Telecronaca di due spritz in pausa caffè

Sono le 16.29 e sta per scattare la pausa caffè di metà pomeriggio.

Gli atleti sono tesi, adrenalinici, ansiosi di saltare via dalle proprie scrivanie con un balzo da far impallidire una tigre del Bengala, dritti verso il benedetto quarto d'ora di respiro che attendono dalla fine della pausa pranzo.

Ma quello che oggi li attende non sarà un caffè. Sarà il re degli aperitivi gentilmente offerto da una collega che ha avuto l'illuminazione di cambiare posto di lavoro. Ma questa è un'altra storia.
I nostri atleti sono lì, scalpitano, sbavano.

Ed ecco il segnale....3...2....1.....SONO PARTITI.

Un testa a testa micidiale verso la terrazza per aggiudicarsi il primo bicchiere di spritz che è sempre quello venuto meglio. Si spalleggiano, si spintonano, si fanno la cianchetta. Sono agguerriti come le vecchie zitelle al lancio del bouquet.

Ecco che vediamo uscire dal gruppo la punta di diamante della squadra, smarca le donne dell'amministrazione e con un doppio salto mortale carpiato atterra sul tavolone, agguantando un bicchiere dell'agognata bevanda mentre con l'altra mano coglie al volo una manciata di patate unte come i capelli di alcuni disgustosi compagni delle medie.

Ed ecco che tracanna lo spritz come se niente fosse e soprattutto come se non soffrisse da due mesi di gastrite, lasciando i suoi avversari di sasso di fronte a tanta veemenza e incoscienza nei confronti della propria salute vacillante.

Bicchiere vuoto. Mani libere per rollare una sigaretta. La riempie, lecca la cartina e la chiude. Aziona l'accendino: la sigaretta è pressata come un Tampax e non si accende. Troppo tabacco. Ecco che fa una tirata, un'altra ancora, ed ecco che viene su un caccolone di tabacco. Lo ingoia, tossisce come un camionista e sputa un rospo.

Sofferente per il fuoco in gola e indignata per l'avanzo di mezza bottiglia di spritz da parte degli avversari atleticamente poco preparati si versa un secondo bicchiere e si rolla una seconda sigaretta. A questo punto ha inizio il rush finale.

La nostra campionessa si accorge che il quarto d'ora di pausa è terminato da ben dieci minuti, ecco che si catapulta verso la sua scrivania facendo gli scalini a quattro a quattro. Si dimentica di avere i sandali scivolosi e sfila l'ultimo gradino con una gengiva.

Si lancia con fare da tarantolata verso il telefono che squilla, risponde ad un cliente farfugliando cose senza senso e sfoderando dell'ironia di bassissima lega che probabilmente le costerà il licenziamento.

Non contenta, si alza dalla scrivania e corre verso il bagno per rispondere tempestivamente ad un richiamo della natura manifestatosi all'improvviso. Eccola, la vediamo entrare e barricarsi nei servizi ed espletare con grande soddisfazione i bisogni impellenti.

Si alza dalla tazza, fa per allacciarsi i pantaloni e si accorge che ha perso un bottone. Esce con espressione invasata dal bagno alla ricerca dell'oggetto perduto fra lo stupore dei colleghi, tenendosi con una mano i pantaloni come un amante colto sul fatto.

Un barlume di lucidità le ricorda che il bottone non è perduto ma solo nascosto nell'interno dei pantaloni, poichè oggi ha indossato quelli tristi da impiegata con le allacciature di sicurezza. Ma lei è ormai sola verso il traguardo, sicura della vittoria se ne frega della figura di cacca e riparte a sprombattuto
.
Allo strenuo delle forze corre senza fiato verso la sua postazione, ignora il suo capo che le chiede due preventivi urgenti che tanto non sarebbe in grado di fare, tenta due volte l'accesso al computer sbagliando la password, si collega al suo blog bestemmiando per la lentezza della connessione che poi scopre essere dovuta al fatto che nella foga ha inciampato nel cavo di rete e l'ha staccato.

Finalmente i due neuroni superstiti fanno contatto ed ecco che riesce ad accedere al suo sito dove può finalmente scrivere una sequela di stronzate senza senso riguardanti il fatto che ha bevuto due spritz in pausa ed è ciucca.

Ecco il traguardo farsi sempre più vicino.....ormai è fatta....sono le 18.27.....18.28.....18.29............ED E' WEEKEEEEEEEND!!!!!

mercoledì 21 maggio 2008

Hasta el reflusso gastroesofageo siempre

Svegliarsi dopo aver sognato di dover ripetere la maturità, per di più interrogati da Sgarbi sull'altare di una chiesa gotica, può non essere un bel modo per iniziare la giornata.

E nemmeno affacciarsi alla finestra e constatare che siamo a maggio, ma sembra novembre.
Vogliamo parlare poi del fatto che il mio ricercatissimo taglio di capelli è diventato un informe toupè che mi fa assomigliare in modo imbarazzante a Nicoletta Orsomando?

Non tocchiamo nemmeno il capitolo salute, perchè potrei iniziare l'elenco delle innumerevoli cose che davano un senso alla mia vita e che ora la mia amica gastrite mi sta impedendo di mangiare e/o bere e/o fumare e/o che palle.

Però questa mattina le forze dell'universo mi stanno supportando nella lotta contro la metereopatia, e per qualche stranissima ragione sono molto allegra ed elettrizzata nonostante la pioggia incessante, l'aria appiccicaticcia e le pozzanghere.

Sarà forse perchè da un momento all'altro il postino suonerà per consegnarmi il FANTASTICO COSTUME DI WONDER WOMAN che ho recentemente acquistato su Ebay per ragioni che a voi umani non è dato di sapere?

Forse perchè domani sera al cinema si terrà l'anteprima dell'ULTIMO FILM DI INDIANA JONES che sto aspettando con l'ansia e l'eccitazione di un gatto davanti alla vetrina del macellaio??

Forse perchè a luglio... finalmente... dopo più di un anno di astinenza... potrò nuovamente godere di Vinicio dal vivo, per di più in uno scenario da quattro soldi come PIAZZA SAN MARCO??? Che è un po' come dire qualcuno di veramente fico che si esibisce in un posto estremamente fico...tipo chessò....i bbitols a dìsneilend.

Sarà l'unione simbiotica di questi motivi la ragione di cotanta allegrezza? O piuttosto la cecità nei confronti di tutto il lavoro che ho da fare e che sto bellamente ignorando?
Ai poster l'ardua sentenza, come disse un mio amico tipografo. (Scusate, è da tanto che lo volevo dì.)

giovedì 24 aprile 2008

Onanismo cerebrale.

Sono giorni strani.

Sono giorni in cui il cervello sembra davvero troppo grosso rispetto alla testa, picchia e spinge come i buzzurri sull'autobus. E naturalmente ad eccedere non è la materia grigia, ma la massa informe di pensieri inutili che invece che dissiparsi si ammucchiano come i panni sporchi nella cesta del bucato.

Giorni in cui l'umana condizione è troppo simile ad un calcinculo. Sparati in aria su un seggiolino malfermo ci agitiamo nel mondo che ci gira intorno all'impazzata verso un pennacchioso obiettivo, che aspetta appeso a un palo di essere acciuffato per assegnare il paradossale premio di ricominciare tutto il giro da capo. Vacuità, affanno e pennacchi.

Giorni in cui vorrei che il tempo durasse di più, che le sigarette fossero un toccasana per i polmoni, che la gente fosse un po' più simpatica, che la morte fosse facoltativa, che ci fosse una platea ad assistere quando cantando sotto la doccia mi esce un virtuosismo alla Billie Holiday che non tornerà mai più in pubblico. Giorni di utopia.

Sono giorni strani, fatti di sensazioni strane. Belle spesso, per lo più bizzarre o incomprensibili, ma sento che devo conservarle. E me le metto via meticolosamente, una ad una. Le catalogo, le conto, le annuso, le riguardo.

Io so che c'è dell'altro per me ad attendere, ma devo portare pazienza. Sono un nano sotto una pianta che agita i suoi braccini tozzi per arrivare alla mela sul ramo più alto. Dovrei solo sedermi e aspettare che la mela cada quando è ora. Forse smetterei di avere i crampi e di patire la mia nanica condizione. Mens sana in corpore insano.

Forse quello che mi frega è la mancanza di un programma. Tutti dovremmo averne uno, dovrebbero consegnarcelo in sala parto appena nati, come a teatro. Sarebbe così comodo. L'incostanza è l'unica cosa in cui sono costante, disse qualcuno. Ma non mi ricordo chi, sono incostante anche nel tenere a mente le cose.



giovedì 27 marzo 2008

Double face.

L’altro giorno guardandomi allo specchio mi sono annoiata.
Quasi trent’anni sempre con la stessa faccia.

E ho pensato che ogni tanto sarebbe bello poterla cambiare, vivere indossando i connotati di qualcun altro per un po’.

Che progressi! - mi sono detta - Sto sconfiggendo il mio terrore dei cambiamenti!

Ma poi ho realizzato: quello che mi alletta di più è la sensazione rassicurante di svegliarmi una mattina e ritrovare di nuovo il mio volto di sempre.

venerdì 21 marzo 2008

Ti voglio bene, mondo crudele.

Mi piace andare d’accordo con le persone.

Mi piacciono i sorrisi, i grazie prego no davvero grazie a te, mi piacciono le smancerie e le pacche sulle spalle.

Non posso farci nulla. Spesso tento di autoconvincermi di essere una persona cinica e spietata, mi dipingo al prossimo con i rivoli di sangue alla bocca e fiera delle teste dei nemici che conservo appese in cantina.

Questo forse perchè è difficile confessare che il mio vero io è fatto di peluche e marzapane ad un mondo in cui vince chi fa la voce più grossa.

A me non piace fare la voce grossa. A me piace esprimermi in falsetto come il leader dei Cugini di Campagna dopo un potente calcio nelle palle.

E allora? Se questo vuol dire essere sempre l’ultima ruota del carro, beh io ci sto. Voglio proprio vedere dove cacchio arriva sto carro se gli tocca sbarellare solo su 3 ruote.

martedì 11 marzo 2008

Mi sono rotta i chakra.

Giornatacce.

A parte l'umidità amazzonica che rende i miei capelli simili ad un fungo atomico e il mio cane puzzolente come i calzini della palestra.

A parte che mi sarei anche stufata di farmi un mazzo a paiolo per avere una busta paga che è praticamente solo una busta.

A parte che in questo paese la gente è culturalmente stimolante come un film di Pierino (e neanche uno dei migliori).

A parte che se non mi decido a lavare la macchina mi contatterà Alberto Angela per registrare una puntata di SuperQuark sotto i miei sedili.

A parte che il mio cesso di cesso continua a perdere acqua a catinelle e devo scegliere se rassegnarmi a riparare il water o fare snorkeling in camera da letto.

A parte che in questo periodo mi sento attraente come un cadavere di talpa ammuffito e mi piacerebbe tanto avere un bel paio di chiappe sode invece che due porzioni di zuppa inglese.

A PARTE TUTTO...stamattina sono riuscita a ridere mezz'ora aprendo la mia posta e leggendo una mail che esordiva con:

Credo che finora fossi felici (tocchiamo legno!), poiche finora non sapevo ancora mai gli effetti secondari di Viiaaaaagra... eccetto pene è robusto come un bastone.


Dio benedica lo spam. Sto ancora ridendo.

mercoledì 5 marzo 2008

Meteoropatia.

Piove. Tira vento. TANTO vento.

Un piccolo nucleo di vibrazioni positive, che cercavano di radunarsi e fare un po' di baldoria nella mia scatola cranica, è stato brutalmente sedato da un agguerrito malumore in tenuta antisommossa.

Stare soli con sé stessi può essere salutare, ma alla lunga compromette l'igiene mentale. Bubu, è meglio se ci prendiamo una pausa di riflessione, forse vedere altre persone ci farebbe bene.
Devo smettere di pensare che le settimane siano uno spiacevole inconveniente tra gli weekend. Ma giornate come questa invogliano a trovare un modo di ingannare il tempo che ti separa dal metterti di nuovo a letto, chiudere gli occhi, e sperare in meglio.

Ma basta lamentarsi! Guardiamo il lato positivo! Perlomeno oggi ho un obiettivo: sì, arrivare a questa sera senza aver fatto hara-kiri.

Allora. Non pretendo che domani mi si rivelino le grandi verità dell'esistenza umana illuminandomi di infinita gioia e saggezza.

Ma svegliarsi con un po' di sole e non con TWISTER che scoperchia i tetti sarebbe già un buon inizio.

venerdì 15 febbraio 2008

God bless friday

Il miracolo si è compiuto ancora. E' di nuovo venerdì. GRAZIE.
Ho dormito tre ore, il mio cane ha la forfora e ho mangiato una mela col verme.

MA!oggi è venerdì...e nulla può scalfire l'aura benefica di cui godo settimanalmente in questo giorno di letizia.

Potrei ascoltare l'infingarda vocina che mi ronza nella testa da un po' di giorni, e lasciarmi andare ad un'infinita ed esasperante polemica riguardante il mio disgusto nei confronti di certe manifestazioni di autocompiacimento gratuito a cui troppo spesso mi trovo ad assistere vedendomi costretta a mandare giù rospi di dimensioni mitologiche perchè in fin dei conti mi sento lievemente superiore alla pochezza che molte persone dimostrano senza ritegno.
(YEEEEEEEUCH...fiatone...riassumere le polemiche in poche righe può essere letale come una puntata di Buona Domenica).

Dicevo...potrei. E INVECE NO! Perchè ultimamente sento una forza dentro che neanche io so com'è che stronca i brutti pensieri a colpi di roncola, lasciando il posto a quelli bellissimi che, chissà per quale motivo, di solito finiscono sempre in coda.

AD ESEMPIO.

Penso al fatto che stamattina mi sono svegliata vicino ad un uomo meraviglioso. Penso al fatto che quello stesso meraviglioso uomo ogni mattina è lì. E penso al fatto che ogni mattina mi stupisco come se fosse la prima volta di svegliarmi accanto ad un uomo così meraviglioso.
Penso al fatto che dopo tanti anni ho smesso di fare finta che non mi mancasse da morire qualcosa, e finalmente in casa mia è rientrato un pianoforte. E penso al fatto che ho davanti un weekend in cui potrò suonarlo fino a farmi saltare via le falangi. (Cari vicini, se per un caso fortuito leggeste il mio blog, prenotatevi un albergo che siete ancora in tempo).

Penso al fatto che lontano lontano da qui c'è un piccolo fagiolo a cui voglio già un bene immenso, e che mi ricorda che anche se spesso non vogliamo ammetterlo, la vita rimane comunque una grande figata.

God bless you, little bean.

martedì 5 febbraio 2008

La collina dei ciliegi

Una giornata che inizia col sole non può che essere una buona giornata.

Mi sento bene, sono in pace col mondo, mi sembra di pesare dieci chili di meno tanto mi sento leggera (ho detto "mi sembra").

Non mi scalfiscono nemmeno le gesta convulse e le imprecazioni di una simpatica donnina, che mi invita a rispettare i limiti di velocità nonostante il mio tachimetro segni un inopinabile 32.

Si fotta, cara signora, perchè io oggi sono felice.

Una giornata che inizia col sole non può che essere una buona giornata.

venerdì 1 febbraio 2008

C’era una volta la mia materia grigia.

Giornate che iniziano già finite...perchè?
Bisognerebbe non perdere mai il filo dei propri pensieri, e invece le parole che ho in testa fanno troppo rumore...e non riesco a sentire quello che mi dico(anche se spesso non è una gran perdita).

Afflitta dalla sindrome di Biancaneve riesco ad annaspare in un cesto di mele marce, e trovarle ottime. Le cose belle accadono, sempre, quando meno te lo aspetti e anche quando non aspettavi altro. Basta ignorare il verme e godersi tutto il succosissimo resto del frutto.

Ma forse se non ci hanno mai raccontato cosa c'è dopo "e vissero felici e contenti" sarà perchè, in fin dei conti, non frega niente a nessuno. Perchè ci piace pensare che, nel bene e nel male, non ci sia niente di così interessante da meritare un seguito.

Io invece voglio tanti sequel da far invidia a Rambo. Anche se continuo a chiedermi perchè, a questo mondaccio, mitra e machete siano sempre più convincenti di cavalli bianchi e scarpette di cristallo.

mercoledì 30 gennaio 2008

Mah.

Cosa conta nella vita? Io lo so. So cosa conta per me.

Ogni tanto cerco di uscire dal mio corpo con l'intento di prendermi a pedate nel sedere. La maggior parte della gente invece preferisce rimanere al caldo dentro sè stessa e le pedate riservarle alle natiche altrui. (Vi rivelo una grande verità: i calci in culo non godono della proprietà transitiva).

Provo molto fastidio.

Ma non capisco se è il mondo che gira al contrario o se sono io che mi ostino a correre nella direzione opposta.

Maledetta gravitazione universale, faccio una fatica boia

sabato 26 gennaio 2008

Riflessioni del venerdì

Se chiedi a un italiano medio chi era Giacomo Leopardi e non ti risponde subito, non vuol dire che non lo sappia, ma che sta cercando di ricordare a quale edizione del Grande Fratello ha partecipato.

Se fossi vergognosamente ricca, potrei togliermi la soddisfazione di pagare Briatore per lustrare il mio bidet. Ma lo assumerei a progetto.

Se l'inventore di Google Maps si è disperso mentre navigava nel Pacifico, e lo scopritore della penicillina è morto a causa dell'iperreazione di un vaccino, potrebbe essere solo una questione di coincidenze. Ma credo che nel dubbio rifiuterei un passaggio in macchina da chi ha ideato le cinture di sicurezza.

Se fosse una qualunque giornata lavorativa, forse non trascurerei i miei impegni per scrivere cose inutili su un blog che nessuno legge. Ma fatalmente è venerdì, e oggi rubo il mio stipendio con molto gusto.

giovedì 24 gennaio 2008

Bello sì. Alla faccia dei poli.

Succede sempre. Ogni anno.
Le giornate si allungano, il clima è più gentile, l'aria ha quell'odore tipico dell'inverno che se ne sta andando e della primavera che si prepara dietro l'angolo.
Ogni anno la stessa cosa.
Eppure continuo a stupirmi come se accadesse per la prima volta...incredibile, è successo di nuovo!

E' bello. Emozionante. Mi fa stare bene. Anche il mio ficus ormai clinicamente morto sembra aver ritrovato la forza di reagire alle angherie del mio pollice nero.

E ogni anno c'è chi si aggiudica la medaglia d'oro per aver esclamato per primo la frase caspita che clima oggi, sembra quasi primavera.
Per il 2008 è già stato decretato un vincitore, a cui è andato anche il premio speciale della giuria per aver aggiunto una doverosa considerazione sulla minaccia del riscaldamento globale.
Niente ti fa sentire più sereno della consapevolezza che certe belle cose non smetteranno mai di ripetersi.