domenica 26 ottobre 2008

Oh, donzella.

Sei bella come un acero, che al tramonto si illumina di riflessi purpurei.
Sei leggiadra e solare, come un giovane pino marittimo che piega le sue fronde verso il mare.
Come una possente quercia, accudisci e cresci le forti radici della tua saggezza.

La tua eleganza è quella di un cipresso, che si staglia fiero verso il firmamento.
Sei timida e fresca, come un delicato pesco in fiore nei mesi d'estate.
Sei pacata e incantevole, come i tigli che riposano lungo i viali.

Ecco, ora mi spiego perchè sei così figa di legno.

sabato 25 ottobre 2008

Non c'è Cristo che tenga.


E' un pittoresco e tiepido tramonto di ottobre.

Cammino col mio cane lungo una strada sterrata.
Intorno a noi campi sterminati, ciuffi d'erba, effluvi di letame e niente più.
Sono immersa in pensieri strani, oscillo fra la nostalgia e la serenità, fra la perplessità e la noia.
Non c'è di peggio che rimanere soli con sé stessi quando proprio non hai voglia di rivolgerti la parola.

Quando ormai mi rassegno al fatto che non avrei trovato nessuno per fare due chiacchiere, in fondo alla strada incontro Gesù Cristo.

Incrociando il suo sguardo sotto la capigliatura da Frank Zappa, con discrezione gli faccio: "Ehi scusa, ma tu sei quello...dai quello...insomma, sei tu?"

E lui, con l'atteggiamento un po' spocchioso di chi è abituato a questo genere di approcci, mi risponde: "Sì, dai. Sono io. Che ti serve? Vuoi un santino autografato? Una parabola con dedica? Ti aggiusto la miopia?"

Io: "No tranquillo. Mi accontento di un po' di conversazione. Sai, è dura vivere in questo posto dimenticato da Dio. Senza offesa."

G.C.: "Che vuoi fare. Con tutto il casino che c'è in giro...non è che posso stare dietro proprio a tutto."

Io: "Immagino. Sigaretta?"

G.C.: "Ma sì, dai. Oggi mi va di trasgredire. E' veramente una giornata di merda."

Ci sediamo su una piccola collinetta che si affaccia sul fiume. Gesù Cristo fuma lentamente e con gusto la Diana Blu, fissando distrattamente l'orizzonte.

Io: "Problemi?"

G.C.: "Ma no sai. E' che ogni tanto ti chiedi se valga la pena sacrificarsi per le persone. Tu ti fai un mazzo così, e comunque c'è sempre qualcuno che tenta di metterti in croce."

Io: "Carina questa. Beh, ascolta. Capisco che la visione d'insieme sia sconfortante, ma forse dovresti imparare a prenderla con un po' più di filosofia. Pensa a quante cose buone ci hai lasciato. Ad esempio, sei stato davvero grande in quel musical dove facevi la Superstar."

G.C.: "Non tocchiamo questo argomento per favore che ancora mi girano. Non ho mai capito come sia potuto venire in mente a quei cocainomani di Broadway di dipingermi come il capo carismatico e strafattone di una comitiva di hippies. E poi qualcuno ha mai ragionato sul fatto che sono ebreo? Posso essere biondo con gli occhi azzurri? Non credo proprio."

Io: "Beh, sarà. Ma io adoro quel musical. E se vogliamo dirla tutta che c'è anche a chi è andata peggio. Hai mai visto 'Troy'? Credi che quella gente sia stata felice di essere ricordata così ?"

G.C.: "Pensala come ti pare. Ma io sono quello che c'ha sempre rimesso di più, cinematograficamente parlando. A proposito, mi hai fatto ricordare che devo ancora decidere con quale doloroso espediente posso portarmi via Mel Gibson."

Io: "Caspita. Avevo sentito dire che siete vendicativi in famiglia, ma questo è abuso d'ufficio."

G.C.: "Uff, vabè. Ascolta. Mi si sta gelando il culo qui. Ci muoviamo?"

Io: "Ho la macchina parcheggiata qui dietro, se ti va puoi accompagnarmi a comprare le sigarette."

Gesù annuisce e ci dirigiamo con calma verso l'auto, dove saliamo quando ormai sta facendo buio.Metto in moto e partiamo. Cristo inizia a toccare tutto e a giochicchiare con la radio, entusiasmandosi per i pochi optional presenti come un bambino che sale in giostra per la prima volta.

G.C.: "Bello questo mezzo. Sai, qualche anno fa mi ero fissato che volevo la macchina. Ho chiesto una Duna a mio padre, ma lui ha esagerato come al solito e mi ha regalato il Sahara."
Io: "Oh Cristo."

G.C.: "Dimmi."

Io: "No dico, oh Cristo. Questa era veramente pessima."

G.C.: "Dai che palle, porta pazienza. E' che non parlo mai con nessuno. Qua non mi si filano più, oggi i ragazzini hanno ben altro per la testa, e i miei fedelissimi ormai sono decrepiti e crepano come mosche."

Io: "Ma smettila di piangerti addosso! Non fare il falso modesto. Lo sai bene che sei una celebrità, sei un personaggio cazzuto, nessuno si dimenticherà mai di te."

G.C.: "Sarà. Ma come lo spieghi allora che gli adolescenti di ogni generazione indossano la maglietta di Che Guevara senza neanche sapere chi cacchio fosse, mentre a nessuno di loro verrebbe mai in mente di comprarsi una t-shirt con la mia faccia stampata sopra?!"

Io: "Questo non è vero. Il mio fidanzato ce l'ha."

G.C.: "Il tuo fidanzato è uno dei più grandi bestemmiatori che io conosca."

Io: "Chi disprezza compra."

G.C.: "Touché."

Imbocchiamo l'autostrada, e dopo un paio di chilometri mi fermo all'autogrill. Scendo a comprare le sigarette e lascio Gesù in macchina per evitare di creare scompiglio.

Mentre mi avvicino all'ingresso, Gesù si affaccia dal finestrino e mi urla : "Già che ci sei, prendi un po' di roba da mangiare che non ho pranzato e sto morendo."

E io: "Eh, perdonami ma non ho prelevato e ho giusto i soldi per un pacchetto di Diana e al massimo un panino."

G.C.: "Scema. Non preoccuparti. Tu prendi una rustichella e un prosecchino. Poi ci penso io a fare delle porzioni come Dio comanda."

giovedì 23 ottobre 2008

Superuomo (Ode allo Stronzo)

Fiero della tua superiorità,
di un grasso pavone ostenti la vanità.

M'illumini con la tua immensa sapienza,
millantando di un vecchio gufo l'esperienza.

Cogliendo l'ornitologica tenzone
mi piacerebbe tramutarmi in un piccione,

ed emulando dell'animal le note gesta
con grande gusto sganciartela in testa.


mercoledì 22 ottobre 2008

Rock-a-bye baby

Riunione dal cliente delle dieci e trenta.

Tavola rotonda con il mio capo, un uomo flemmatico, un uomo malvestito e una donna con un profumo che sa di lucido da scarpe.

Fagocitata da una poltrona fantozziana in pelle di qualche animale estinto da secoli, mi rassegno al fatto che nessuno arriverà a salvarmi con del caffé. E realizzo che sarà durissimo lo sforzo per non rientrare nella fase REM abbandonata poco prima.

L'uomo flemmatico tiene alto l'onore del suo epiteto parlando di repository, database, java stations e altre amenità con una sequenza di parole talmente diluita da impedire l'analisi logica delle frasi.
Inizio pesantemente ad accusare l'assenza di caffeina.
Mi cade l'occhio sulla cravatta dell'uomo malvestito, la cui fantasia mi ricorda tanto la carta da parati della vecchia casa di mia nonna a Roma. Cullata dal tepore di questo ricordo infantile, e stordita dalla fragranza della donna accanto a me, mi ritrovo, senza scampo, a sonnecchiare come un rospo.

Lentamente, il ritmo da marcia funebre della discussione prende le forme di una gradevole ninna nanna.
Il mio capo, l'uomo malvestito, l'uomo flemmatico e la donna col profumo che sa di lucido da scarpe si fanno piccoli, rotondi e leggeri, e levitando al di sopra del tavolo di legno di sequoia del 1912 assumono le sembianze delle piccole e gaie apine che mia madre soleva appoggiare sulla mia culla.

Il mio distacco dal Nirvana avviene bruscamente quando un'esclamazione sopraggiunge come una nodosa e autoritaria mano a tirarmi fuori per i capelli dalla pennica:
"Beh direi che abbiamo finito. Altre riflessioni?"

Convertendo prontamente il torpore in spirito di sopravvivenza affermo a gran voce:
"Direi che è tutto chiaro. Ci aggiorniamo la prossima settimana."

L'emozione più grande è stata scoprire negli occhi dell'uomo flemmatico la stessa mia gioia di potersi finalmente togliere dalle palle.Se fossimo in un mondo perfetto mi sarei avvicinata a lui, gli avrei mollato una pacca sulla spalla e con fare sornione gli avrei chiesto..."Uè vecchio, un bianchino al bar?".

martedì 21 ottobre 2008

Shit happens.

Capita di svegliarsi con la razionalità in panne.
Capita di aver bisogno di spingere i propri pensieri al limite del nonsense. Capita.

Può capitare anche che tutta l'immondizia che avevi sapientemente nascosto sulla mensola più alta del tuo cervello crolli improvvisamente a terra, costringendoti a constatare che certe cose puoi perderle di vista, ma non riuscirai mai a liberartene.

Volti lo specchio al contrario sperando che dietro si nasconda qualcosa di meglio. E ti intristici perchè sai che è più facile camminare a testa in giù piuttosto che tentare di girare il mondo sottosopra.

Forse non sono gli altri ad essere doppi, sono io che sono strabica. Ma purtroppo sul mio fianco c'è ancora tatuata una X che invita il prossimo ad affondare il coltello.

Maledette reminiscenze di me stessa. Non mangerò più pasta e fagioli prima di andare a dormire.